L’ingresso

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Eccomi qui in ospedale. Tutto molto rapido e quasi irreale, anche oggi quando mi sono svegliato ho dovuto fare mente locale per “sintonizzarmi” sulla giornata che mi aspettava e, come al solito da Sabato, mi sono dovuto dire “no, oggi niente ufficio; pensiamo alle cose dell’operazione”. Dumque la mattina è passata tra il fare la borsa per l’ospedale e un tira e molla di telefonate. La prima dall’ufficio ricoveri dove un tizio gentile mi ha invitato a presentarmi nel pomeriggio alle 15:30; dopo circa mezz’ora lo stesso tizio un pò dispiaciuto nello svolgere il suo incarico mi ha detto che non se ne faceva nulla per via di una urgenza. Non pasano nemmeno cinque minuti e mi richiama per chiedermi se, “nel caso l’urgenza rientri, perchè sa spesso dal pronto soccorso bloccano dei posti e poi capita che dirottano il paziente in altre strutture quindi…” io fossi sempre disponibile ad entrare. Ovviamente ho risposto di si.
L’ultima dopo un’altra mezzora dove, esultante, mi ha detto che si era liberato il posto e mi aspettavano nel pomeriggio.
Certo che se uno è un pò ansioso come inizio non è male.
Io sono ancora molto sereno e questo cinema lo vedo più Influente sullo stato d’animo di mia moglie.
L’ingresso è stato un pò come l’arrivo albergo di una nuoae città durante un viaggio; mi sono guradato intorno per capire quali erano i miei spazi: comodino, armadietto, firgorifero (c’è pure il frigorifero personale!), televisore privato con un braccio snodato che te lo mette proprio davanti agli occhi. Per vederlo serve una schedina che si acquista ad un distributore nel corridoio, come pure le cuffie. E’ bellissimo ci sono queste stanze o da quattro o da due con i pazienti sdraiati nei letti di tre tipi: quelli attaccati con tubi e sonde e che soffrono, quelli attaccati con tubi, sonde e cuffiette che guardano la tv e quelli attaccati solo con le cuffiette che guardano la tv. Sembriamo delle gigantesche larve attaccato in tutti i casi a dei macchinari che un pò ci tengono in vita e un pò ci rubano la vita.
Io la tesera non la compro. non per snobbismo, ma perchè tanto la tv non mi interessa. Comunque anche io ho il mio “attacco” con il sistema, un pò meno appariscente e forse questo si più snob, il mio iPad con cui mi creo di volta in volta il mondo che mi interessa.
Dopo avere preso conoscenza e possesso dei miei spazi mi sono cambiato ed infilato nel letto. Inizia la vita dell’ospedale. 20110518-115955.jpg

Eccomi qui in ospedale. Tutto molto rapido e quasi irreale, anche oggi quando mi sono svegliato ho dovuto fare mente locale per “sintonizzarmi” sulla giornata che mi aspettava e, come al solito da Sabato, mi sono dovuto dire “no, oggi niente ufficio; pensiamo alle cose dell’operazione”. Dumque la mattina è passata tra il fare la borsa per l’ospedale e un tira e molla di telefonate. La prima dall’ufficio ricoveri dove un tizio gentile mi ha invitato a presentarmi nel pomeriggio alle 15:30; dopo circa mezz’ora lo stesso tizio un pò dispiaciuto nello svolgere il suo incarico mi ha detto che non se ne faceva nulla per via di una urgenza. Non pasano nemmeno cinque minuti e mi richiama per chiedermi se, “nel caso l’urgenza rientri, perchè sa spesso dal pronto soccorso bloccano dei posti e poi capita che dirottano il paziente in altre strutture quindi…” io fossi sempre disponibile ad entrare. Ovviamente ho risposto di si.
L’ultima dopo un’altra mezzora dove, esultante, mi ha detto che si era liberato il posto e mi aspettavano nel pomeriggio.
Certo che se uno è un pò ansioso come inizio non è male.
Io sono ancora molto sereno e questo cinema lo vedo più Influente sullo stato d’animo di mia moglie.
L’ingresso è stato un pò come l’arrivo albergo di una nuoae città durante un viaggio; mi sono guradato intorno per capire quali erano i miei spazi: comodino, armadietto, firgorifero (c’è pure il frigorifero personale!), televisore privato con un braccio snodato che te lo mette proprio davanti agli occhi. Per vederlo serve una schedina che si acquista ad un distributore nel corridoio, come pure le cuffie. E’ bellissimo ci sono queste stanze o da quattro o da due con i pazienti sdraiati nei letti di tre tipi: quelli attaccati con tubi e sonde e che soffrono, quelli attaccati con tubi, sonde e cuffiette che guardano la tv e quelli attaccati solo con le cuffiette che guardano la tv. Sembriamo delle gigantesche larve attaccato in tutti i casi a dei macchinari che un pò ci tengono in vita e un pò ci rubano la vita.
Io la tesera non la compro. non per snobbismo, ma perchè tanto la tv non mi interessa. Comunque anche io ho il mio “attacco” con il sistema, un pò meno appariscente e forse questo si più snob, il mio iPad con cui mi creo di volta in volta il mondo che mi interessa.
Dopo avere preso conoscenza e possesso dei miei spazi mi sono cambiato ed infilato nel letto. Inizia la vita dell’ospedale.

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