Auguri, festivitá e Facebook

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È il periodo in cui si mandano gli auguri alle persone care, agli amici, ai familiari. In tutti i modi e di tutti itipi. Come spesso accade da qualche anno, uno degli argomenti che riempie il tempo passato a tavola sono gli auguri su Facebook. Quest’anno ho visto tracce di queste discussioni su facebook stessa. Il centro del dibattito è quanto siano personali o meno questi messaggi. “ma non era meglio quando non si aveva facebook, si avevano sì meno amici, ma quei pochi erano veri, non virtuali e si aveva così il tempo di contattarli personalmente?“, “erano meglio i tempi di carta e penna dove si scrivevano meno sciocchezze e più sentimenti“, “tanti amici online, ma pochi a cui tieni veramente“.

L’età dei sostenitori di queste tesi In genenere è a due cifre ed inizia con un numero più grande di quattro. La mia inizia con il cinque e sono tra quelli che a casa avevano un solo telefono, nero di bachelite, in duplex con il vicino. La linea duplex si faceva per pagare meno ed era condivisa con un’altro appartamento. Si pagava di meno, ma si poteva telefonare solo uno alla volta. Il risultato era che se stavi al telefono più del tempo necessario per trasmettere un dispaccio militare, il vicino bussava alla parete per avere libero il telefono. Se poi ignoravi questi avvertimenti usciva, veniva alla tua porta e si attaccava al campanello. In quegli anni è vero, gli auguri si facevano per scritto, con le cartoline di Natale. Se ne mandavano comunque ad amici, parenti e improbabili conoscenti. Il mio compito era quello di firmare, scrivere gli indirizzi sulle buste, imbustare ed attaccare il francobollo. Sinceramente ho imbustato anche allora auguri per destinatari mai visti o clienti del negozio di mamma a cui si doveva contraccambiare. Insomma non penso che la differenza del mezzo renda gli auguri più o meno sentiti. Allora, per anni abbiamo mandato auguri a persone di cui non sapevamo nulla; oggi nel più lontano dei casi mando gli auguri a chi a condiviso con me Candy Crush o Guerra di Bande (mi sa che non esiste più su facebook, tanto per rendere l’idea).

Poi non ho ricevuto mai una risposta affermativa, dai critici dei Social Network, alla domanda “ma visto che la pensi cosí, allora te quest’anno hai mandato gli auguri con le cartoline?“. Insomma la realtá è che oggi, come trenta, quaranta anni fa, le persone invecchiando tirano fuori il ritornello “era meglio ai tempi miei”, ma mentendo a se stessi: perché non vorrebbero ritornare a quei tempi perché migliori, ma per nostalgia della loro giovinezza che solo in quei tempi ha potuto vivere.
In fondo mi dispiace per loro, non sono scontenti di Facebook sono scontenti di come sono o stanno invecchiando. Peccato. 20131226-165239.jpg
È il periodo in cui si mandano gli auguri alle persone care, agli amici, ai familiari. In tutti i modi e di tutti itipi. Come spesso accade da qualche anno, uno degli argomenti che riempie il tempo passato a tavola sono gli auguri su Facebook. Quest’anno ho visto tracce di queste discussioni su facebook stessa. Il centro del dibattito è quanto siano personali o meno questi messaggi. “ma non era meglio quando non si aveva facebook, si avevano sì meno amici, ma quei pochi erano veri, non virtuali e si aveva così il tempo di contattarli personalmente?“, “erano meglio i tempi di carta e penna dove si scrivevano meno sciocchezze e più sentimenti“, “tanti amici online, ma pochi a cui tieni veramente“.

L’età dei sostenitori di queste tesi In genenere è a due cifre ed inizia con un numero più grande di quattro. La mia inizia con il cinque e sono tra quelli che a casa avevano un solo telefono, nero di bachelite, in duplex con il vicino. La linea duplex si faceva per pagare meno ed era condivisa con un’altro appartamento. Si pagava di meno, ma si poteva telefonare solo uno alla volta. Il risultato era che se stavi al telefono più del tempo necessario per trasmettere un dispaccio militare, il vicino bussava alla parete per avere libero il telefono. Se poi ignoravi questi avvertimenti usciva, veniva alla tua porta e si attaccava al campanello. In quegli anni è vero, gli auguri si facevano per scritto, con le cartoline di Natale. Se ne mandavano comunque ad amici, parenti e improbabili conoscenti. Il mio compito era quello di firmare, scrivere gli indirizzi sulle buste, imbustare ed attaccare il francobollo. Sinceramente ho imbustato anche allora auguri per destinatari mai visti o clienti del negozio di mamma a cui si doveva contraccambiare. Insomma non penso che la differenza del mezzo renda gli auguri più o meno sentiti. Allora, per anni abbiamo mandato auguri a persone di cui non sapevamo nulla; oggi nel più lontano dei casi mando gli auguri a chi a condiviso con me Candy Crush o Guerra di Bande (mi sa che non esiste più su facebook, tanto per rendere l’idea).

Poi non ho ricevuto mai una risposta affermativa, dai critici dei Social Network, alla domanda “ma visto che la pensi cosí, allora te quest’anno hai mandato gli auguri con le cartoline?“. Insomma la realtá è che oggi, come trenta, quaranta anni fa, le persone invecchiando tirano fuori il ritornello “era meglio ai tempi miei”, ma mentendo a se stessi: perché non vorrebbero ritornare a quei tempi perché migliori, ma per nostalgia della loro giovinezza che solo in quei tempi ha potuto vivere.
In fondo mi dispiace per loro, non sono scontenti di Facebook sono scontenti di come sono o stanno invecchiando. Peccato.

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