Mezzi per prolungare la vita – 1

“L’elisir che meglio preserva la salute e più allunga la vita, è quello della saggezza” Viret.

L’arte di prolungare la vita con mezzi artificiali non è servita soltanto ad ingannare i creduli ed a ingrassare gli impostori: è stata anche il sogno di grandi e nobili intelletti.

La ricerca dello spirito vitale incorporato è stata per molti secoli la pietra filosofale della medicina. Se vogliamo la si può considerare un’aberrazione, ma non sempre sterile. Non una di quelle che non hanno mai dato alcun frutto. No, questo non si può dire.
I grandi sognatori che nel medioevo correvano verso la meta allucinante che, nientemeno, era l’eternità, strada facendo trovarono cose utilissime e verità preziosissime.
Filtrando erbe e terre per ricavarne l’elisir della vita eterna, scoprirono le propietà dell’acido carbonico, trovarono il fosforo, l’antimonio, l’arsenico.

Gerocomia, l’arte di curare l’indebolimento della vecchiaia

Herman Boerhaave

Così pure la gerocomia, per quanto ‘basata non su scienze occulte, ma su nozioni di fisiologia più o meno scientificamente riprovate, si è nutrita d’ambiziose ma non vane illusioni. Non meno delle scienze ermetiche essa fu feconda di bene. Infatti ad essa si deve l’estensione di quella parte dell’igiene, prima limitatissima, che insegna a conservare e aumentare la provvista o fondo di vita, di cui ogni individuo, alla nascita, è dotato dalla natura. La prima nozione di vera gerocomia ci è venuta
dalla Sacra Scrittura, precisamente dal Vecchio Testamento. Davide affralito dalla tarda età, ricuperò parte del passato vigore giacendo al fianco della giovane Sulamita. Ventisei secoli dopo Boerhave usava lo stesso mezzo per curare un vecchio borgomastro d’Amstetdam. Questi però, essendo molto flemmatico di natura, aveva bisogno d’una dose maggiore; e il celebre medico lo fece giacere con due giovanette. Si dice che nell’estrema vecchiaia Barbarossa, per consiglio d’un medico ebreo, si stringesse sui fianchi e sul petto fanciulli ignudi che, nel suo letto,
continuamente venivano avvicendati. Questo genere di foznentazione, a quanto pare, notevolmente rinvigoriva il vecchio monarca.

Il fatto biblico e il grande valore igienico che già gli antichi attribuivano all’alito delle creature giovani e pure, fecero nascere, nel medioevo, l’idea di usare le particole del respiro umano quale mezzo per prolungare la vita. Così in maggio si raccoglieva aria satura dell’alito di fanciulle impuberi, ficcando il collo di un alambicco attraverso il muro d’una stanza gremita di bambine sui tredici anni.
Dall’aria così raccolta, a forza di distillazioni e condensamenti, si ricavava un limpido liquore che si diceva d’effetto portentoso sugli spiriti vitali del corpo umano.

Alcuni esempi

CORNARO

Cornano condannava chi aveva la filosofia del vivi-alla-grande-e-muori-giovane.

Certo è che gli annali della macrobìa citano vari casi d’individui giunti a tarda età per aver vissuto con giovani. Claudio Hermippus giunse all’età di 11:5 anni
dedicandosi alla educazione di giovanette. L’eccezionalle vitalità, a suo dire, gli veniva dal fiato delle sue alunne che, saturando continuamente di giovanili energie l’aria della sua casa, continuamente lo rinvigorivano. Cornaro si sollevò dal pondo già greve di molti anni prendendosi in casa undici nipotini.
Cohaussen narra d’un gentiluomo francese che,
per carità, aveva allevato, in casa sua, fin dalla pri-
ma infanzia, una dozzina di fanciulle. Giunte in età
di marito, una dopo l’altra presero il volo, e il vecchio gentiluomo, allora nonagenario, fu assalito da una malinconia cui presto soccombette.
Il poeta inglese Waller, che a ottant’anni scriveva ancora con la foga e il brio d’un genio nascente, diceva che nulla lo riscaldasse tanto quanto lo splendore dellla bellezza giovanila. A corte si tratteneva il più possibile con le dame più giovani e belle.
Si sa che il filosofo Kant volentieri rlpeteva ‘Cari amici, gli amici non esistono’. Nella sua vecchiaia, però, venuto finalmente a ricredersi sul conto dell’amicizia e a sentirne il bisogno, non volle più avere altra compagnia che quella di giovani gentili e colti.

ln tutti questi casi, probabilmente, le emanazioni materiali non influirouo che in via del tutto secondaria sul prolungamento della vita. Assai più del fiato avrà giovato l’allegria della giovinezza, che per l’anima dei vecchi è luce e calore; e si sa che tante volte basta un conforto dell’anima per rinvigorire il corpo.
Tuttavia anche le somme autorità della medicina moderna affermano che l’atmosfera di giovani esuberanti può essere per vecchi affraliti fonte d’energie salutari. Il che semlbra confermare la teoria di Bacone, secondo la quale la sfera d’attività degli  spiriti vitali si estenderebbe oltre i limiti del corpo umano.

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