Sbarchi, immigrati, rifugiati. Sono il tema principale dei giornali, del governo, del mondo e della nostra estate. Non solo in Italia, in Europa o negli USA, ma anche in America Latina . Sono sentiti, comunque, a prescindere delle opinioni manifestate ne parlano tutti. Considerando il tempo impiegato sui media e la superficie occupata nei giornali, penso (ho detto penso non è un dato attendibile) che più della metà delle “risorse dedicate al dibattito” sono impiegate su questo tema.
Purtroppo ho l’istinto di guardarmi attorno quando tutti indicano un punto. Oggi mi ha colpito questa notizia di tre giorni fa: la Marina Cinese ha superato come numero di unità quella USA. Mi ha ricordato gli scenari di Risiko che facevamo da ragazzi, dove tutti si concentravano sulle mosse di un giocatore e poi, con le carte giuste, qualcun’altro vinceva raggiungendo il suo obiettivo.
Siamo tutti attenti, e allergici, all’immigrazione che viene con gli sbarchi dal mare, ma si sa quanti cinesi sono in Italia? Questa presenza visibile ma silenziosa, discreta, che non si ubriaca, non accoltella, non stupra come gli africani, i sudamericani. Ma, per ora, lavorano, sono nei bar, nei capannoni e, per la gioia di molti, nei centri massaggio. Non sono visibili, non sembrano invadenti e non cercano di integrarsi. Siamo spesso intolleranti verso il diverso, ma il diverso di solito è quello nero o quello islamico, non altri. Strano no?
Nel mondo, per quanto coniugati con differenti modalità, vedo all’incirca tre modelli di società: quella dittatoriale, quella democratica e quella Cinese. La prima è ovvia e ad oggi presenta più contro che pro. La seconda, non si può dire, ma attraversa un periodo di crisi più profonda; nata per contrastare la prima è per non far opprimere il popolo, ma farlo partecipare al proprio destino, si è trasformata sopratutto negli ultimi vent’anni (ma non si può dire..) in un modello oligarchico dove il popolo non partecipa ma, in modo sempre più distaccato ed opinabile, da più o meno forza alle varie fazioni dell’oligarchia che ripagano i propri elettori con promesse di vantaggi.
Il modello Cinese è strano, una specie di grande oligarchia, che però non è esposta al ricatto del voto, con la cultura monolitica dello Stato di derivazione comunista. Su questo modello, negli ultimi venti anni, si sono permeati dei concetti di efficienza e profitto propri delle società occidentali. Questo, insieme al grande numero di popolazione Cinese, permette loro sia di fare piani a lungo termine, che di prendere decisioni rapide ed improvvise. È una capacità di rivedere ed adattare i propri piani che nessun governo ha.
Sono queste le cose a cui penso quando sento parlare di immigrazione. Pensate cosa potrebbe accadere se uno stato che sta per avere l’esercito più potente della terra, che inizia ad avere una ricerca scientifica propria e piani spaziali di ampio respiro e che riesce a piazzare 50-80 milioni di civili in un continente come se nulla fosse, decidesse di invadere quel continente o di governarlo direttamente?
Ripeto l’estate, ormai alle spalle, è stata assorbita dal Ping-pong dei rifiuti degli sbarchi. La Lega, che ora ha le leve, non interviene riducendo la burocrazia per concedere lo status di rifugiato, non si occupa di trovare modi che assorbano l’immigrazione buona che ci serve come forza lavoro. Sono azioni poco visibili che affrontano il problema vero, ma nel lungo termine: ossia non portano voti. Quindi si buttano sui tweet e le azioni mediatiche. Peccato un’altra occasione persa.
Siamo come l’Impero Romano. Basato sulla Romanità delle sue legioni, alla fine aveva generali e colonnelli di cultura germanica e i politici che si occupavano degli interessi a breve. Odoacre (di origine germanica e Patrizio Romano) non vinse sul campo di battaglia ma entrando negli spazi vuoti.