Alla mia sinistra un ragazzo legge una specie di rassegna stampa su un mucchio di fogli. “a 98 anni è morto [,,,] il più acerrimo nemico di Franco, rientrato in Spagna dopo 38 anni”. A destra una ragazza legge un enorme libro di Stephen King, non riesco a leggerne il titolo. Anch’io avrei da leggere, ho sempre nell’iPad qualche libro, ma nella metro le distrazioni sono troppe e non riesco mai a leggere. Le persone sono uno spettacolo continuo.
Un nuovo foglio a sinistra. “i motivi della diffusione possono essere […] una penetrazione delle speci a ventaglio, che sfrutta delle nicchie lasciate vuote […] dopo l’estinzione dei dinosauri si diffusero rapidamente i mammiferi che inizialmente erano di piccole dimensioni, poco più di topi. Ma sfruttando l’improvvisa disponibilità di cibo si riprodussero rapidamente […]”
Si trovano anche spunti di riflessione in metropolitana. Noi siamo i nuovi mammiferi dominanti? Certo che siamo l’unica specie animale che è differente dalle altre. Tutte hanno un comportamento diretto alla sopravvivenza della specie, la riproduzione e la sopravvivenza della prole sono difese anche con la vita dell’individuo. Anzi, mi sa che anche quelle specie che non conducono una vita di branco o di comunità, fanno una vita individuale finalizzata alla continuitá della specie. L’uomo invece é l’unico animale che vive in un’orizzonte temporale determinato da quanto pensa di vivere e non é influenzato dal futuro della sua specie.
Salgono altre persone e la calca aumenta. Ora vedo questo insieme di umani come un branco di animali anomali: sbuffano, fingono di ignorarsi tenendo si sotto controllo, fanno gli indifferenti, qualcuno dorme e qualcuno cambia posizione di continuo per darsi un tono.
“C’è qualche problema?” urlato a piena voce da un esemplare maschio alto piú di un metro e novanta fa smettere il brusio di fondo. Sguardi allarmati, teste che si voltano verso di lui ed esemplari che restano nella loro personale indifferenza fatta da cuffiette che sparano chissá che suoni. Prima tutti rivolgono lo sguardo verso il maschio, cusa del disturbo e dell’insolito allarme. Lui a brutto muso, fissando una ragazza, continua ad alta voce: “Fai, fai, che io ti sto guardando!”.
Gli sguardi e le posture degli animali si spostano sulla femmina, qualcuno si scansa. Accanto a lei ce n’è un’altra della stessa razza e, ora che vedo tutta la scena, un’altra poco piú in là, anche lei all’occhio disintantato appare della stesa razza, sembra incinta. Tutte e tre ben vestite e pulite sembrano quegli animali viaggiatori che nella specie umana vengono chiamati “turisti”.
“Che hai da guardare?” Dice a voce bassa la ragazza. “Io non ho fatto nulla”. L’esemplare incinta si sposta vicino ad una via di fuga. “Ti vedo,ti vedo” dice il maschio continuando a fissare la prima femmina. “Prova a fare qualcosa”; “ma questo è matto, mica è normale” dice lei. “Non ti preoccupare se sono normale, intanto ti vedo”. La metro rallenta, una voce metallica annuncia “Via Cavour. Prossima fermata Via Cavour. Metro per Laurentina”, il convoglio si ferma e le porte si aprono. “Permesso, permesso, ci fa scendere?” Le tre femmine si dileguano dalla provvidenziale via di fuga.
“Sono sempre loro, chi viaggia tutti i giorni le riconosce. Bisogna stare attenti perché tra tutti i turisti ci rimette sempre qualcuno, un portagolio, i documenti o le macchine fotografiche. Signora l’aveva puntata” “Si, mi ero accorta di qualcosa di strano e avevo stretto la borsa” risponde una signora con accento emiliano. “Noi non avevamo fatto caso a nulla” confessa un uomo, anche lui emiliano, mentre la signora che gli sta accanto fa cenno di si con la testa. Intanto molti altri animali, rassicurari dal terminato allarme, hanno ripreso le loro posizioni normali, aggrappati ai sostegni, appoggiati agli schienali, con gli sguardi di nuovo persi nel nulla, assortì nelle loro letture o isolati nei loro suini.
Alla mia sinistra un ragazzo legge una specie di rassegna stampa su un mucchio di fogli. “a 98 anni è morto [,,,] il più acerrimo nemico di Franco, rientrato in Spagna dopo 38 anni”. A destra una ragazza legge un enorme libro di Stephen King, non riesco a leggerne il titolo. Anch’io avrei da leggere, ho sempre nell’iPad qualche libro, ma nella metro le distrazioni sono troppe e non riesco mai a leggere. Le persone sono uno spettacolo continuo.
Un nuovo foglio a sinistra. “i motivi della diffusione possono essere […] una penetrazione delle speci a ventaglio, che sfrutta delle nicchie lasciate vuote […] dopo l’estinzione dei dinosauri si diffusero rapidamente i mammiferi che inizialmente erano di piccole dimensioni, poco più di topi. Ma sfruttando l’improvvisa disponibilità di cibo si riprodussero rapidamente […]”
Si trovano anche spunti di riflessione in metropolitana. Noi siamo i nuovi mammiferi dominanti? Certo che siamo l’unica specie animale che è differente dalle altre. Tutte hanno un comportamento diretto alla sopravvivenza della specie, la riproduzione e la sopravvivenza della prole sono difese anche con la vita dell’individuo. Anzi, mi sa che anche quelle specie che non conducono una vita di branco o di comunità, fanno una vita individuale finalizzata alla continuitá della specie. L’uomo invece é l’unico animale che vive in un’orizzonte temporale determinato da quanto pensa di vivere e non é influenzato dal futuro della sua specie.
Salgono altre persone e la calca aumenta. Ora vedo questo insieme di umani come un branco di animali anomali: sbuffano, fingono di ignorarsi tenendo si sotto controllo, fanno gli indifferenti, qualcuno dorme e qualcuno cambia posizione di continuo per darsi un tono.
“C’è qualche problema?” urlato a piena voce da un esemplare maschio alto piú di un metro e novanta fa smettere il brusio di fondo. Sguardi allarmati, teste che si voltano verso di lui ed esemplari che restano nella loro personale indifferenza fatta da cuffiette che sparano chissá che suoni. Prima tutti rivolgono lo sguardo verso il maschio, cusa del disturbo e dell’insolito allarme. Lui a brutto muso, fissando una ragazza, continua ad alta voce: “Fai, fai, che io ti sto guardando!”.
Gli sguardi e le posture degli animali si spostano sulla femmina, qualcuno si scansa. Accanto a lei ce n’è un’altra della stessa razza e, ora che vedo tutta la scena, un’altra poco piú in là, anche lei all’occhio disintantato appare della stesa razza, sembra incinta. Tutte e tre ben vestite e pulite sembrano quegli animali viaggiatori che nella specie umana vengono chiamati “turisti”.
“Che hai da guardare?” Dice a voce bassa la ragazza. “Io non ho fatto nulla”. L’esemplare incinta si sposta vicino ad una via di fuga. “Ti vedo,ti vedo” dice il maschio continuando a fissare la prima femmina. “Prova a fare qualcosa”; “ma questo è matto, mica è normale” dice lei. “Non ti preoccupare se sono normale, intanto ti vedo”. La metro rallenta, una voce metallica annuncia “Via Cavour. Prossima fermata Via Cavour. Metro per Laurentina”, il convoglio si ferma e le porte si aprono. “Permesso, permesso, ci fa scendere?” Le tre femmine si dileguano dalla provvidenziale via di fuga.
“Sono sempre loro, chi viaggia tutti i giorni le riconosce. Bisogna stare attenti perché tra tutti i turisti ci rimette sempre qualcuno, un portagolio, i documenti o le macchine fotografiche. Signora l’aveva puntata” “Si, mi ero accorta di qualcosa di strano e avevo stretto la borsa” risponde una signora con accento emiliano. “Noi non avevamo fatto caso a nulla” confessa un uomo, anche lui emiliano, mentre la signora che gli sta accanto fa cenno di si con la testa. Intanto molti altri animali, rassicurari dal terminato allarme, hanno ripreso le loro posizioni normali, aggrappati ai sostegni, appoggiati agli schienali, con gli sguardi di nuovo persi nel nulla, assortì nelle loro letture o isolati nei loro suini.