E’ si, ne è passato di tempo dal 6 Aprile. Il giorno che sono andato a vedere a Teatro (si, mi piace scriverlo con la lettera maisucola, tanto minuscolo lo considerano molti), lo spettacolo organizzato dagli studenti dell’Accademia Internazionale di Teatro di Roma. Perché? Per prima cosa perché ci studia mia nipote e non posso far finta che questo non abbia avuto un ruolo fondamentale nello smuovermi dalla pigrizia naturale. Ma anche perché Teatro mi ha sempre affascinato. Chi mi conosce lo sa per i miei trascorsi giovanili, ma a me piace proprio il luogo. Dove curiosità ed aspettative incontrano energie e sane vanità; dove spazi, che cercano di essere eleganti, per gli spettatori convivono con cantieri, sgabuzzini affollati, corridoi pieni di costumi. Insomma il Teatro è un vortice che mi attira.
Quindi ero li, verso le otto di sera, e con la mia macchina fotografica ed ho subito infastidito i vari operatori: la cassiera, un ragazzo all’ingrasso ed un’altro ancora. Non mi sono arreso fino a quando non ho sentito la bella frase “si , certo può fare le foto, ma mi raccomando senza flash!”. Lo spettacolo per me è stato toccante. Mi dispiace per gli addetti, ma non tanto per lo spettacolo in sé, ma per l’energia e la voglia di fare bene quello che stavano facendo quei ragazzi sul palco. Al di là della loro bravura più o meno acerba, in platea arrivava la soddisfazione nel dimostrare il risultato di un ciclo di studi che forse ha richiesto qualche sacrificio; anche l’entusiasmo di fare una cosa in cui si crede e nel volerla fare bene.
Comunque al termine della bella serata, dopo aver salutato i miei cugini, siamo tornati a casa dopo aver promesso di mandare, o comunque condividere, le foto: Sarà l’età, sarà l’abuso di medicinali dell’ultimo periodo o forse è semplice predisposizione, ma non so che fine abbiano fatto le foto! O meglio, dov’erano lo sapevo benissimo. Ma il mio cervello aveva archiviato il fatto come compiuto, e compiuto nei vari particolari di come lo avevo immaginato: sistemate le foto, caricate su un sito per condividerle, scritto un post ed anche inviato il link alle mie cugine per vedere il tutto. Ma quando? Se non mi avesse telefonato Caterina, che con un educatissima frase mi ha detto: “ma le foto poi dov’è che le hai messe?”, non ci avrei più pensato. Era chiaro il significato reale: “ma quando ce le fai vedere ‘ste benedette foto? Sono venute o non si possono distinguere gli attori dai sipari? Ti decidi?”.
Spero di aver ora concretizzato quelli che erano le mie convinzioni. Le foto più guardabili sono sia nell’Album di Pinterest 2013 Scuola di Teatro che in Flickr nel set 2013 Theatre. Di sicuro non sono in grado di dire “non lo faccio più”…..
Yes, It’s been a long time since April 6. The day that I went to see at the Theatre (yes, I like to write it with capital letter, many people in ITaly consider it as a lowercase stuff), the performance organised by the students of the Accademia Internazionale di Teatro di Roma. Why? First of all because we studied my niece and I can’t pretend that this has not had a major role in get rid of my laziness. But also because the theater has always fascinated me. Anyone who knows me knows about my past, but I like the place itself. Where curiosity and expectations meet energy and sane vanity; where spaces, trying to be stylish, to viewers live side by side with workshop, crowded hallways, closets full of artists and costumes. So the theater is a vortex that ever attracts me. I was there, at around eight in the evening, and with my camera I quickly annoyed the various workers: the cashier, a rearing and another guy. I have not surrendered until I heard the beautiful phrase “Yes, you can make pictures, but I recommend you, with no flash!”. The show for me was touching. I feel sorry for the Theatre workers, not so much for the show itself, but for the energy and desire to do well what they were doing those guys on stage. Beyond their talent more or less acerbic, in the audience arrived the satisfaction in proving the result of a course of study that may have required some sacrifice; the enthusiasm to do something in which they believe and want to do well. However, at the end of the evening, after greetings my cousins, we’re back home after having promised to send, or otherwise share, the photos.
Will be the age, will be the abuse of medicinal products of the last period or maybe it’s simple predisposition, but I don’t know what happened with the photos! Or rather, where they were, I knew it very well. But my brain had filed the fact as ended and made in various parts of how I had imagined: arrange photos, uploaded to a site to share them, wrote a post and also posted a link to my cousins to see everything. But when?
If I hadn’t phoned by Caterina who, with a very educated phrase, said to me: “But the photos where is that you put out?”, I would be no more thought. It was clear her real meaning: “But when you’ll show such blessed pictures? It can be possible to distinguish actors from curtains? You decide?”.