Un incidente stradale. Un’auto investe un ciclista, l’autista non si ferma. È una cosa grave.
L’autista torna a casa e si mette a dormire. È raccapricciante. Come faceva ad essere così tranquillo?
Per dirla tutta, l’autista ha 18 anni. È triste.
Per spiegare come mai si sa tutto, il diciottenne ha detto ai suoi genitori di aver forato. Ma i genitori non gli hanno creduto ed hanno fatto la strada a ritroso incontrando l’ambulanza e le forze dell’ordine sul luogo dell’incidente. È un gesto raro. Hanno voluto capire e verificare quello che diceva il loro figlio. Non hanno alzato subito scudi in protezione del bambino, del loro bambino. Hanno voluto sapere. Purtroppo mi sembra un atteggiamento raro.
Quando hanno tenuto di capire hanno indirizzato i carabinieri a verificare l’auto. È encomiabile. È un raro gesto nei confronti del figlio e della sua responsabilizzazione.
Non ho idea di come si possano sentire stravolti, tristi. Non ho idea di quali siano i rapporti con il loro figlio. Ma sento di dover esprimere loro la mia solidarietà. Saranno più o meno della mia generazione (più meno), di una generazione che comunque ha fallito nel trasferire alle seguenti principi e valori. Loro non si sono arresi quei principi di responsabilità verso gli altri li hanno mantenuti.